Pittura-

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Autoritratto olio su tela cm. 160 x 85


La memoria dell’immagine

Fra i giochi preferiti dell’infanzia certamente quello di trascorrere lunghe ore ad armeggiare con gli arnesi da falegnameria appartenuti ad un nonno era uno dei preferiti: segando ed inchiodando pezzi di legno mi costruivo i giocattoli come passatempo ed avevo acquisito una notevole abilità negli archi, nei fucili e nelle spade, con cui difendevo le costruzioni fortificate di cassette da frutta che rappresentavano forse la passione maggiore.
Se i giochi dell’infanzia rappresentano in molti casi il modello di esperienze a cui la personalità adulta si rifà volontariamente o involontariamente nell’esprimersi con gli strumenti acquisiti durante l’esistenza e se il modello di educazione non impone scelte di continuità di una tradizione familiare, può verificarsi che ad orientare le scelte individuali siano dei valori acquisiti nell’esperienza infantile.
Ricordo la curiosità che provavo quando a volte mi capitava di incontrare nelle passeggiate dell’infanzia qualche pittore seduto al cavalletto sul lungomare, intento a mescolare sulla tavolozza i colori che avrebbe utilizzato per la sua composizione: fra un capannello di spettatori si rimaneva qualche minuto in attesa della pennellata e poi si continuava la passeggiata con la soddisfazione di aver visto i segreti dell’arte.

scenografia

Il disegno

Il disegno era stato fin dagli anni delle scuole elementari una delle materie in cui mi esprimevo meglio e che solo in parte avevo potuto approfondire per lo spazio limitato che aveva nei programmi scolastici, era rimasto un esperienza parziale che solo in parte avevo coltivato individualmente e di cui mi rimaneva la curiosità di un approfondimento: così fra le alternative di studi superiori che mi sono state offerte ho scelto quella degli studi artistici. La lettura, il cinema e la musica sono stati i compagni di molte ore dell’adolescenza con cui riuscivo a confrontare la mia personalità, ma gli strumenti che mi hanno permesso di mediare all’esterno la mia natura e con cui negli anni mi sono espresso progressivamente sono stati il disegno e la pittura. Negli anni di esperienza grafica ho utilizzato come superfici di esposizione delle mie idee in un primo tempo le tre dimensioni dello spazio scenico e successivamente il piano verticale del telaio pittorico. Nel primo caso la composizione formale è avvenuta con la sistemazione di solidi sul palcoscenico, nel secondo con la rappresentazione della realtà fisica in base a regole del disegno prospettico.
Utilizzando il disegno per la rappresentazione di momenti significativi della mia vita ho privilegiato la tecnica di realizzazione che mi consentiva una mediazione fra l’introspezione e la realtà, rispetto ad una libera espressività: l’esigenza di una maggiore incisività dei miei lavori ha determinato la costruzione di una metodologia razionale di sostegno per il superamento di problematiche psicologiche. La geometria era stata da sempre una mia passione perché nello studio di questa materia così precisa trovavo dei riferimenti di chiarezza per i miei pensieri. Nell’applicazione espressiva di alcune figure geometriche avevo trovato una strada per far incamminare i miei pensieri:sentivo la necessità di raccogliere in una superficie definita i miei pensieri che erano soggetti ad una dilatazione eccessiva causata dallo stress delle sollecitazioni dell’esistenza. Spostando progressivamente l’attenzione da questi fattori di disturbo ad una gestualità grafica controllata ho percepito che le energie psichiche riuscivano quasi automaticamente a ritrovare un equilibrio:nella schematizzazione geometrica ho cercato d’inserire immagini che fossero la rappresentazione dell’equilibrio desiderato e che tendessero al suo raggiungimento.
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La fotografia

Fra le diverse forme espressive dell’esperienza individuale ho trovato maggiore armonia con la pittura, con cui sono andato alla ricerca dei legami che i linguaggi conosciuti hanno realizzato nella mia coscienza. Con la pittura ho rappresentato graficamente dei riferimenti mnemonici per la mia coscienza e l’ordine cronologico dell’esecuzione formale di queste immagini del passato mi ha permesso di razionalizzare in modo migliore anche gli appunti di analisi relativi alle esperienze della mia vita che in quel periodo scrivevo.
Una fotografia che avevo sempre visto appoggiata sul camino di casa ha attratto la mia attenzione, si trattava di un’istantanea scattata da mio padre nei primi anni cinquanta ad un gruppo di famiglia seduto sulla spiaggia fuori stagione, fra cui anch’io in tenera età;ho provato ad ingrandirla ed ho trasferito il disegno su di una grande tela che con pazienza ho dipinto ad olio con un risultato soddisfacente. L’intensità di un’immagine fotografica che ho imparato a distinguere con un’atteggiamento speculativo alle proiezioni cinematografiche,è stata il riferimento della mia evoluzione espressiva che ho attuato come un piano sequenza di esperienze dell’esistenza rappresentate figurativamente.
Il cinema neorealista è stata la forma espressiva a mio avviso più significativa che la generazione a cui appartengo ha potuto apprezzare. Personalmente mi ritengo un allievo di quei maestri della fotografia che hanno costruito questo genere cinematografico di cui ho assimilato il taglio stilistico e la struttura formale. Nel lavoro fino ad ora svolto,il risultato di maggior rilievo è la ricerca dell’equilibrio nella composizione e nell’esecuzione di un’idea figurativa; l’aspetto creativo è fondamentalmente rappresentato dallo studio sul colore, che definisce sempre più le mie scelte di ricerca.
Il fascino che l’immagine fotografica ha esercitato sulla mia curiosità, per i metodi che permettono la sua rappresentazione esecutiva, è oggi influenzato dal confronto con la qualità delle immagini che possono essere prodotte tecnologicamente, ma la conoscenza empirica che ho di questa materia mi porta alla selezione di quelle immagini che per il loro contenuto possono condurmi a un confronto esecutivo con le tecniche tradizionali. Lo stimolo espressivo viene per me dall’esperienza umana e naturale, l’adattamento strumentale di queste esperienze alla mediazione tecnologica è ancora per me relativo, anche se ne percepisco i vantaggi. Come in passato il lavoro e una vita più dinamica mi avevano fatto conoscere la possibilità di utilizzare la fotocamera in una forma anche espressiva, oggi è probabilmente necessario dare al mio lavoro figurativo un impulso che permetta di elaborare maggiormente la mia ricerca.

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