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L'esperienza cinematografica

La mia esperienza di assimilazione d'immagini cinematografiche è di vecchia data, quando negli anni della prima gioventù come premio domenicale venivo accompagnato a vedere documentari e cartoni animati al cinema.
Allora non esisteva ancora la televisione nelle case, ed il rito domenicale di recarsi in una sala di proiezione rappresentava un'affascinante emozione di scoperta del mondo in cui dovevo crescere.
Uscito dal collegio dove per tre anni ogni giovedì e ogni domenica si assisteva ad una proiezione cinematografica (western, guerra, cinegiornali), nella nuova città di residenza ho incominciato a frequentare prima in solitudine poi insieme ai compagni di scuola le sale di proiezione del quartiere in cui vivevo.
Con le scarse finanze di cui disponevo, mi dovevo accontentare della programmazione che facevano le sale di seconda visione o parrocchiali, salvo assistere a qualche film di prima visione insieme ai genitori ogni tanto.
Il numero di film visti aveva determinato delle preferenze nelle scelte e quando il professore di lettere del liceo ha organizzato un cineforum per la classe, queste preferenze si sono affinate alle proiezioni di film scelti criticamente fra gli autori del '900.
Gli anni che sto descrivendo sono quelli '60: c'era ancora molta produzione di film in "B/N", ma con la crescita economica del periodo anche quella in "technicolor" diventava sempre più numerosa. Dopo la produzione postbellica del neorealismo italiano, lo stile fotografico del "B/N" imposto dai limitati budget produttivi, era diventato sinonimo di un cinema di qualità; mentre quello più caro del "technicolor" era ancora limitato a produzioni commerciali, prevalentemente di importazione.
Negli anni successivi quello che inizialmente era per me un passatempo è diventato una passione, inconsapevole alternativa alle carenze di uno scambio interpersonale.
Ma c'è voluto il cambio d'indirizzo scolastico a determinare un approcio professionale a questo settore produttivo: dagli studi classici frequentati con risultati pessimi, sono passato allo studio della scenografia e dell'arredamento in cui ho migliorato il profitto e trovato uno sbocco ai miei interessi.

L'esperienza professionale

Quando all'età di circa vent'anni frequentavo la scuola d'arte ho fatto amicizia con una compagna di studi ed in maniera molto naturale è diventata a poco a poco un'amore: contrastato, felice è durato circa sette anni, insieme a
questa donna ho conosciuto la maturità e quello che con essa viene:il lavoro, le pubbliche relazioni,le scelte esistenziali.
Grazie all'iniziativa ed alle conoscenze di questa amica conosciuta durante gli studi, ho iniziato a frequentare i piccoli teatri sperimentali della capitale ed in pochi mesi ero già alle prese con i primi progetti.
Anche se le soddisfazioni economiche non erano delle più affascinanti, l'entusiasmo e le prospettive di futuri riconoscimenti hanno favorito la nascita ,in me e nella donna con cui lavoravo insieme, di una grossa passione per le scelte che avevamo fatto.
Si trattava di lavori svolti in piccoli teatri che nascevano allora nella città, con aspirazioni culturali ed obbiettivi economici indipendenti. Nell'ambiente ho avuto occasione di conoscere professionisti dello spettacolo che mi hanno offerto collaborazioni svariate anche nel cinema.
Mi sono avvicinato a questo settore con interesse e grande curiosità,affascinato
dalla realtà di lavori che simili a quelli teatrali, si realizzavano in gruppo
con un metodo che conteneva la tecnologia e l'artigianalità:scoprendo la
fotografia.
L'esigenza primaria di raggiungere rapidamente un'autonomia economica, mi ha fatto scegliere dopo qualche anno di attività, la più frequentata e meglio retribuita via del cinematografo, che con il suo rendimento mi poteva permettere un'indipendenza materiale dalla famiglia.